domenica 25 gennaio 2015

GARDENA VALLEY HISTORY (4a e ultima parte)

GARDENA VALLEY HISTORY: La storia di tutti noi… o quasi

(QUARTA PARTE)


Chi siamo? Forse in un tempo dominato dal non avere tempo, troviamo ancora il tempo di chiedercelo…
Siamo quelli che negli anni ’80 hanno ancora conosciuto coloro che hanno fatto la guerra. Non quella esibita dalla TV, con il sangue sapor ketchup e i bernoccoli di Willy il Coyote: la guerra vera. I nostri nonni ci hanno fatto da History Channel dolby surround, mentre rimembravano i terribili momenti di un fucile puntato alla tempia, seduti anni dopo al calduccio dietro ad un tavolino a sfogliare i necrologi della Dolomiten o a seguire con noncuranza le indagini del commissario Derrick (prevedibili come il susseguirsi dei colori al semaforo).

W LA NONNA

I nostri nonni hanno amato le nostre nonne. Queste a lor volta si sono assunte l’obbligo morale di non farci morire di fame. Non si rendevano conto che ormai si navigava già nell'abbondanza degli ingrati. Alla domanda se volessimo un altro canederlo, il nostro risoluto “no, grazie” valeva nelle loro orecchie quanto il veto di Paperino a zio Paperone. Ecco così che il nostro piatto veniva ugualmente generosamente riempito, quasi a voler scongiurare un’improvvisa perdita di calorie. Nella nostra infanzia, uscire così dalla casa della nonna ancora affamati, era come abbandonare una sauna finlandesi infreddoliti.
E poi c’erano le zie, quelle che ci vedevano sempre crescere. Manco fossimo stati l’ispettore Gadget! A 21 anni continuavano a ripeterci: “Ehi, ma quanto sei cresciuto, tesoro!" E noi ad annuire in un ghigno di condiscendenza, sperando di non doverci subirei anche il temutissimo bacio d'arrivederci in umido sulla guancia, nauseante come la slinguazzata di un Rotweiler in calore.
Tra di noi si parlava però delle nonne specialmente dopo Natale. All’epoca non esisteva ancora Tripadvisor, ma si discuteva quale nonna riuscisse ad azzeccare i regali e chi invece ti rifilava il maglione marrone stile ultimo grido “Reykjavik 1959”. Per non parlare del Sarner, modello “Prurito cutaneo all inclusive”.
Ma a caval donato non si guarda in bocca… 



CHEEESE!!!

Proprio come quando i genitori ti affidavano le loro vecchie macchine fotografiche per andare in gita di maggio. 12 foto disponibili.
Altro che selfie, altro che scattare già durante i primi cinque minuti di autobus 43 foto del tuo BFF (glossario: Best Friend Forever, dove il forever è relativo quanto la dimensione spazio temporale secondo Einstein). Prima di scattare, studiavi meticolosamente cosa fotografare, quale motivo scegliere, e ancora non sapevi che un terzo delle dodici foto sarebbe comunque venuto sfuocato.
Già, le gite di maggio, che allora venivano ancora fatte a maggio. Quel profumava sempre di pioggia e le mamme il fatidico giorno si telefonavano un l'altra per scoprire l’exit poll riguardo all'esito dell'insindacabile decisione: "Si va in gita oppure si rimane a scuola?" Mete turistiche illustre tra l’altro: il nostro Gardaland si chiamava Sacun-wald e c’era chi per tre anni di fila si faceva il Lech da Lagustel (sì, quel laghetto stregato, che tutti in teoria pensano di sapere dove si trovi, ma che nessuno poi trova mai, specialmente quando va di fretta).



MORGENSTUND HAT GOLD IM MUND

Negli anni ’80 il grande John Lennon aveva ormai smesso di sognare un mondo migliore. A sostituire quella visione utopica ci corse in aiuto la televisione. Siamo cresciuti con la speranza che un risveglio di prima mattina, con l'umore pervaso di serotonina, fosse possibile. La colpa è stata tutta di quelle stupide pubblicità del Mulino Bianco!
In TV, quella famiglia sorridente alle 7 e 15 di mattina non sembrava mai avere i nostri stessi problemi. Non passava minuti a cercare due calzini uguali o a bussare disperatamente con la vescica straripante alla porta del bagno. Sul loro tavolo non c'era il classico burro, miele e Ovomaltina. No, loro vi trovavano la tavola già preparata, con tanto di brioche fragranti e profumate, preparate da qualche gnomo invisibile.
E poi, le mamme delle pubblicità erano sempre delle gnocche da paura che uscivano dal letto già truccate!
Ancora non ci rendevamo conto, ahimè, che la televisione era un mondo fatto di illusioni e inganni, esattamente come la minima quantità di marmellata presente in quelle stesse brioche…



TELEVISION ERGO SUM

Erano ancora distanti gli anni in cui non uno gnomo, bensì un nano, avrebbe sfruttato il potere della televisione per ingannarci in un modo ancor più subliminale. Intanto i miracoli a cui credevamo erano fatti da innocenti maghette giapponesi, armate di bacchetta magica. Bim Bum Bam non faceva ridere, anche se, ammettiamolo, avremmo dato tutto il nostro maialino dei risparmi, pur di scoprire cosa o chi si ci celasse dietro a Uan. Quindi ci si alzava dal divano e si cambiava canale. Su ORF c’era "Am Dam Des". Sigla incomprensibile, va beh, ma non era certo questo il problema, bensì quel “simpaticone”, quel clown di nome Enrico. Il mostro di simpatia è riuscito a ispirare perfino un genio del horror come Stephen King, ci avete mai pensato? Infatti IT uscì qualche anno dopo. Complimenti ai programmatori austriaci per quest'idea. Peccato dovesse trattarsi di un programma per bambini...



IL MONDO E’ UN PALCOSCENICO by WILLIAM SHAKESPEARE

Scappammo dalle proiezioni televisive buttandoci nella vita reale. Noi, eterni Peter Pan, amavamo il carnevale come nessun’altra festa. Il motivo era palese. Fino a che eravamo incapaci di intendere e volere, ma soprattutto arginati in una carrozzina, eravamo stati vittime dell’altezzosa creatività delle nostre mamme.
Dite la verità, anche voi, sfogliando l’album di famiglia, siete incappati in spaventose fotografie, delle quale ignoravate l’esistenza! Testimonianze indelebili, dove a carnevale le mamme vi hanno travestito da ranocchio sotto effetto di stupefacenti o da confezione di müsli.
Ma ci prendemmo ancora una volta la rivincita e appena raggiunta l’età prescolastica diventammo tutti cowboys, principesse o zorro. Se chiudete gli occhi, riuscite ancora a percepire la puzza dei pennarelli da trucco e l’inconfondibile odore gommoso delle maschere dai dentoni.
Il giovedì grasso era quello della panicia e della povera anda Beta: primo caso gardenese di stalking…
Per non parlare del martedì grasso, ancora genuino ed euforico. Ci si recava allo stadio del ghiaccio per rimediare un bombolone e si spendeva gli ultimi spiccioli del “Bonibonann” per acquistare miniciccioli e inchiostro finto, che infine scoprivamo non essere poi tanto finto…
Ma carnevale era soprattutto il periodo delle feste in maschera. Alle prime parties si andava a fare il pieno di marshmallow, Frizzy pazzy e gommose dai colori il più fosforescenti possibili. L’equazione matematica era: più le nostre madri le chiamavano volgarmente “schifezze”, più ci piacevano.



LONG LIFE LEARNING

Superato il periodo di carnevale tra bombe dal fetore di uova marce, tornavano le paure reali: le punture contro la rosolia e soprattutto la temutissima dentist-mobile, che in un’anonima giornata primaverile si presentava sadicamente davanti a scuola. Purtroppo, capimmo, non sempre poteva essere il camion che distribuiva gli album delle figurine Panini...
Succubi del monopolio della Scout macinavamo il nostro percorso scolastico, assomigliando tutti con quelle cartelle quadrate a dei piccoli astronauti.
Eppure crescemmo e imparammo. Naturalmente per la vita. La nostra conquista intellettuale più importante fu infine il riuscire a scrivere con la calcolatrice la parola ESEL.

RESPONSABILITÀ

Arrivava il giorno dei Re Magi e si andava a “cianté i 3 rëisc”. Naturalmente senza accompagnatore e senza bodyguard. Eppure, strano, nessuno ci ha mai per questo rapinato! Anche perché, se qualcuno ci avesse provato, avremmo usato la stella cometa come Leonardo (non l’artista, ma la Tartaruga Ninja) usava il suo katana! Inoltre sapevamo orientarci bene nella metropoli gardenese! Il capellano ci dava consegnava la mattina presto la cartina del territorio e senza proferir verbo, il suo sguardo accigliato ci intimava con la mina di un gangster di Chicago: “Andate e non combinate pasticci. Lo scoprirei prima del tramonto.”
Sì, perché se cantavi in malmodo (epica la parodia di “Union dal urient”) o se usavi la cassetta delle offerte come slittino lungo gli scoscendimenti di Ronce, LUI lo veniva a sapere dalle sue spie. Le sue fidate Bond-girls erano Cisca dal Bechbatula e Stina Cruzte.
Gli anni ’80 ci hanno insegnato ad avere responsabilità e a pagare con una doccia fredda le volte d’inverno che decidevamo di attraversare il torrente ghiacciato di Val d’Anna basandoci sull’ottimismo.

Tuttavia, se al giorno d'oggi riusciamo a girare per l’Australia senza aver bisogno che mammina ci tenga per mano, il merito è soprattutto di una persona:
della FRAU MAIER!
È stata lei infatti a plasmare il senso di responsabilità degli anni ‘80.
Quel suo gettone a buco di ciambella ha fatto battere più forte centinaia di cuori.
Le antiche leggende del Mar Dolomit narrano di bambini che, una volta consapevoli di aver smarrito il famoso gettone, tentarono vere fughe in stile conte di Montecristo e scavarono una galleria à la Mario Bros, sbucando infine al depuratore di Pontives.
Se qualcuno in quegli anni avesse avuto la brillante idea di falsificare finti gettoni della Frau Maier, si sarebbe fatto una fortuna!

Ma, certo, erano gli anni d’oro. Chi mai aveva bisogno di pensare allora per migliorare il proprio stile di vita?

FINE

Ivan Senoner (Copyright 2014)

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